ALESSANDRO VOLTA
IL POETA INVENTORE
e le grandi polemiche con
Galvani
Alessandro Volta (Como, 18 Febbraio 1745 - ivi, 5
Marzo 1827).
Fisico e chimico sperimentale. Sesto di sette figli di
Filippo Volta e di Maddalena dei conti
Inzaghi, fu educato privatamente anche a causa della sua difficoltà
nell'esprimersi. Imparò
a parlare solo a sette anni. Proprio a quell'età perse il padre e la sua
educazione fu
affidata a uno zio canonico, che gli voleva fare intraprendere studi
giuridici. Nel 1757 entrò
nel Collegio dei gesuiti, ma i suoi interessi furono attratti, più che da
altre letture, dal De
rerum natura di Lucrezio. La sua prima educazione fu prevalentemente
letteraria. Volta
dimostrò grande interesse e duttilità per le lingue, incluse quelle moderne, e
notevole
attitudine per la poesia. La passione per la fisica, la chimica e, in genere,
le materie
scientifiche doveva già essere ben delineata se Volta, assieme al suo compagno
di studi
Giulio Cesare Gattoni (1741-1809), predispose nella casa di quest'ultimo un
vero e proprio
laboratorio scientifico, con annesso museo naturalistico. Tra le sue
composizioni poetiche
ricordiamo quella dedicata a J. Prietstley, J.-A.Nollet P. van Musschenbroek e
altri
scienziati che avevano compiuto scoperte nell'elettricismo. Iniziò a svolgere
esperimenti di
elettrologia e a scambiare un lungo carteggio epistolare con -C.B. Beccaria e
Nollet. In
una lettera all'abate Nollet del 1762 sosteneva di volere condurre tutte le
forze (elettriche)
a un unico principio: "Vires omnes ex uno eodemque principio consurgere". Nel
1769
indirizza al già famoso Beccaria una lettera, che fa pubblicare a stampa, De
Vi attracriva
ignis eletrici ac phaenomems inde pendentibus, in cui polemizza con
un'interpretazione
dell'influenza elettrostatica data da Beccaria. Volta propone una sua teoria
strutturale e
microscopica, che riprende, in parte, da B. Franklin, ma in cui faceva valere
un unico
principio applicativo. L'opera è macchinosa, ma in essa sono contenuti alcuni
concetti
della sua successiva ricerca, in particolare l'idea di stato elettrico di un
corpo, che, un
decennio dopo Volta svilupperà nell'idea di tensione o potenziale elettrico.
La memoria
non attrasse interesse. Continuando le sue ricerche, nel 1755, Volta pervenne
alla sua
prima grande invenzione, l'elettroforo, prototipo delle macchine a influenza
elettrostatica
che si svilupperà nel corso dell'Ottocento. Volta la considera erroneamente
una macchina
"perpetua", ma in ogni caso essa costituì lo strumento elettrico più
importante realizzato a
trent'anni dall'introduzione della bottiglia di Leida (P. van Musschenbroek).
L'invenzione
ottenne un largo successo e in breve tempo vennero realizzati elettrofori di
varie
dimensioni: dai prototipi a quelli di due metri di diametro e oltre. Nell'anno
successivo
(1776) padre G.Campi, proseguendo un campo di ricerche indicato da Franklin
sull'esistenza di un gas (allora si diceva "aria") infiammabile sviluppato dal
terreno, riuscì a
rintracciarlo. Volta si mise all'opera conducendo ricerche specialmente nei
terreni paludosi.
Trovò in abbondanza questo gas, oggi chiamato metano, ne studiò le
caratteristiche, ne
notò le differenze dall'idrogeno (scoperto nel 1766 da H. Cavendish), avanzò
l'ipotesi di
una sua origine organica. Volta pubblicò queste sue scoperte in Sette lettere
sull'aria
infiammabile nativa delle paludi (1777). Proseguendo questi studi, dimostrò
l'infiammabilità
del gas e ne evidenziò l'accensione tramite scariche elettriche. Quest'ultima
scoperta fu
tradotta da Volta nella sua pistola elettrica e alla costruzione della lampada
di Volta. La
pistola di Volta fu poi da lui modificata dando luogo all'eudiometra, il più
preciso strumento
di analisi chimica del tempo, che Volta descrisse in una sua lettera a
Priestley del 2
Dicembre 1777. Nello stesso anno intuì la possibilità della realizzazione di
un telegrafo
elettrico tra Como e Milano, forse il primo progetto del genere, che però non
sarà mai
realizzato. Nel 1778 è chiamato all'insegnamento della fisica sperimentale da
parte
dell'Università di Pavia, insegnamento che Volta terrà con grande impegno
dimostrativo-
didattico per 35 anni. La sua fama è ormai alta e il governo austriaco gli
concede i mezzi
per un lungo viaggio di studi in Svizzera, Alsazia e Savoia, che gli offre
l'opportunità di
entrare in contatto con numerosi scienziati, tra cui M.P. de Saussure, al
quale, nell'estate
del 1778, Volta invia una sua memoria sulla capacità dei conduttori elettrici.
La
comunicazione ha per titolo Osservazioni sulla capacità dei conduttori
elettrici. La lettera è
di particolare importanza. In essa Volta - probabilmente per ispirazione da un
articolo di H.
Cavendish apparso sui "Philosophical Transactions" della Royal Society del
1771 -
definisce e chiarisce il concetto di tensione elettrica e di capacità
elettrica. Volta propone
per la misura della tensione l'elettrometro, ma soprattutto muta radicalmente
la sua
impostazione giovanile di tipo microscopica in una meno sfuggente, più
affida-bile, sicura
e misurabile sperimentalmente di tipo macroscopico. Nel corso di questi studi
Volta
realizza nel 1780 il condensatore d'elettricità, da lui costruito tramite due
piatti metallici,
separati da uno strato isolante, e sostenuti da manici isolati. Lo descrive in
una
comunicazione alla Royal Society nel 1782 in cui propone la prima legge
dell'elettrostatica
definendo la carica elettrica di un conduttore in modo proporzionale alla sua
capacità e
alla sua tensione (Q = CV). Queste importanti scoperte furono diffuse
personalmente da
Volta durante un suo lungo viaggio attraverso l'Europa nel 1781, che durò più
di un anno.
In questa occasione, tra gli altri numerosi scienziati, strinse rapporti con
A.L. Lavoisier e
PS. de Laplace. L'influenza francese fu molto importante. Al ritorno dal
viaggio, Volta,
sempre più convinto che "E che mai può farsi di buono, se le cose non si
riducono a gradi
e misure", avvia ricerche sia nel settore della metrologia, sia in quello
della meteorologia,
disciplina che da sempre lo aveva affascinato. Nelle sue Lettere sulla
meteorologia
elettrica, scritte all'amico G.C. Lichtenberg e pubblicate tra il 1787 e il
1789, Volta
introduce elettrometri a paglia dotati di scala, di varia sensibilità e
comparabili tra loro. In
termini moderni, si pone il problema della standardizzazione delle misure e
degli apparati
strumentali. Dimostra, inoltre, che unendo l'elettroscopio e il condensatore
(elettroscopiocondensatore) si aumenta la sensibilità dello strumento e
definisce un'unità
di tensione (equivalente a circa 13.500 V) mediante una bilancia
elettrometrica di sua
invenzione, che poi (1853) verrà ripresa da W. Thomson (lord Kelvin) nel suo
elettrometro
assoluto. Per lo studio dell'elettricità atmosferica Volta propone un
elettroscopio a fiamma,
molto usato negli osservatori meteorologici del tempo. Volta ripudia in questi
studi la legge
di C.-A. de Coulomb. Lord Kelvin in seguito specificò il motivo di ciò. La
legge di Coulomb
vale per cariche puntiformi, lontano da altri conduttori. Volta si occupava,
invece, di
distribuzioni estese di carica elettrica. Si può dire senza esagerazioni che
Volta nel
decennio compreso tra il 1778 e il 1788 creò l'elettrometria moderna e i
principali strumenti
di misura. Dalla fine degli anni Ottanta Volta si dedica a studi di termologia
e alle leggi
fisiche dei gas. Nel 1793 dimostra che la dilatazione isobara (a pressione
costante)
dell'aria è uniforme. J.-L. Gay-Lussac, probabilmente ignorando i lavori di
Volta, riscriverà
nel 1802 la legge del comportamento dei gas riscaldati a pressione costante.
In questo
periodo Volta scopre, inoltre, la legge secondo la quale la pressione di un
miscuglio
gassoso è uguale alla somma delle pressioni che avrebbero i singoli gas
componenti se
ciascuno occupasse da solo il volume occupato dalla miscela. Anche questa
legge, detta
legge di Dalton, venne stabilita indipendentemente da Volta e da J. Dalton nel
1801.
Proprio all'inizio degli anni Novanta è divenuto di
pubblica conoscenza "l'effetto
Straordinario e meraviglioso" (sono parole di L. Galvani) che Galvani presenta
nel sui De
Viribus Electricitatis in motu muscolari, Commentarius (1791). In esso Galvani
parla
dell'esistenza dell'elettricità animale argomentandola sulla base di numerosi
esperimenti in
cui scariche elettriche, a distanza, sia artificiali che naturali, stimolano
la contrazione dei
muscoli della rana, così come il contatto tra muscoli e nervi della rana
effettuato mediante
arco metallico o, meglio, nelle parole di Galvani, bimetallico. Galvani
elabora una teoria in
cui sostiene che l'elettricità animale è prodotta nel cervello e convogliata
nei muscoli
interni tramite i nervi. Il disequilibrio elettrico tra muscoli interni
caricati elettricamente e
quelli esterni, isolati (che non lo sono quando il disequilibrio viene ridotto
mediante
contatti, tramite una scarica elettrica o un arco metallico) produce una
contrazione, una
convulsione di muscoli. Il modello analogico presentato da Galvani è quello
della bottiglia
di Leida. Così come in quella, l'arco conduttore ha una pura funzione
sussidiaria di
collegamento. In un primo momento Volta sembra entusiasta del lavoro di
Galvani e della
sua interpretazione. Poi il suo desiderio di tutto controllare e misurare gli
fa cambiare idea,
e riprendere una prima ipotesi avanzata da Galvani, che l'effetto fosse cioè
dovuto al
contatto tra conduttori metallici. Ciò apre un'intensa polemica tra voltiani e
galvaniani, nel
corso della quale nel giro di pochi anni si formulano, si modificano e
rimodificano le
rispettive teorie dell'elettricità animale e dell'elettricità per contatto.
Nel 1792 Volta rifiuta
ufficialmente l'interpretazione di Galvani. Secondo lui le contrazioni dei
muscoli della rana
non sono dovute a elettricità animale ma all'irritazione dei nervi prodotta
dal fluido elettrico
ordinario (non di origine animale) messa in moto dai contatti dell'arco
bimetallico, Per Volta
prove a favore di questa interpretazione sono i fenomeni prodotti dalla
corrente elettrica
nell'occhio, in cui essa produce una sensazione luminosa, o il contatto della
lingua in un
arco bimetallico, che produce un sapore acido. Volta sostiene, quindi, che
l'effetto che
produce la contrazione sorge nel contatto tra conduttore bimetallico e
conduttore liquido di
cui è intrisa la tana. Nel 1797 Galvani però dimostra che la contrazione dei
muscoli della
rana si può ottenere per semplice contatto tra i muscoli della coscia e i
nervi crurali, senza
ricorrere ad alcun arco metallico. Volta ripeté gli esperimenti dei suoi
rivali modificando la
sua teoria del contatto. Il disequilibrio elettrico si ha, sostiene Volta, non
solo nel contatto
tra metalli (o conduttori di prima classe o specie, come li chiamò) e
conduttori umidi (di
seconda classe o specie, è Volta che introduce questo concetto e la
terminologia), ma
anche tra due conduttori dissimili di seconda specie. Poi Volta, anche facendo
ricorso ai
nuovi raffinati apparecchi di misura, modifica ulteriormente la sua teoria del
contatto. Nel
contatto di due conduttori diversi si verifica sempre un disequilibrio
elettrico: piccolo, nel
contatto di due conduttori di seconda specie; medio, nel contatto tra un
conduttore di
prima specie e uno di seconda; maggiore, nel contatto tra due conduttori di
prima classe.
Non è noto come, da queste sue considerazioni, Volta abbia
sviluppato la sua idea della
pila. Certi è che gli studi di Galvani e di Cavendish sulle torpedini devono
averlo ispirato
nel tentativo di ricostruire uno strumento che riproducesse elettricamente i
fenomeni
connessi con quelli. In una memoria del 20 Marzo1800 diretta a J. Banks,
presidente della
Royal Society, Volta propone un modello dell'organo elettrico delle torpedini
- anche
Cavendish, come era noto a Volta, aveva tentato qualcosa del genere
utilizzando bottiglie
di Leida (1776) - che interpreta, con cautela ma con sicurezza ("può sembrare
par
dossale... ma... è vero"), come macchina perpetua: la pila di Volta. Anche in
questo caso,
come in quello di Galvani, il sogno di realizzare l'impossibile deve avere
avuto una
notevole funzione trainante nel processo di scoperta scientifica. Certo è che
nelle due
versioni della pila che Volta presenta, una a colona (più famosa), l'altra a
corona di tazze
(più pratica), e in cui sono presenti metalli di due tipi divisi da un
elettrolita, Volta realizzerà
uno strumento di portata straordinaria per lo sviluppo della fisica. E il
primo generatore di
corrente continua - cioè un generatore di elettricità a forte intensità a
bassa tensione,
mentre le macchine elettrostatiche fino ad allora usate formavano elettricità
a bassa
intensità e ad alta tensione - e consentirà immediatamente una serie di
importanti
successive scoperte: effetto chimico e di elettrolisi (W. Nicholson e A.
Carlisle), subito
dopo aver visto a Londra la lettera di Volta della corrente, poi quello
termico e luminoso.
Nel 1820 coi H.C. Oersted si ebbe il riconoscimento
dell'effetto magneico, poi nel 1831
con M. Faraday l'effetto di reciprocità del campo magnetico con produzione di
corrente
elettrica Sono le basi dell'elettromagnetismo teorico, dell'elettrodinamica e
dello sviluppo
delle macchine elettriche per tutto l'Ottocento. Anche in questo caso, come in
altri (vedi
Beccaria) Volta saprà superare i suoi rivali grazie a una straordinaria
capacità di tradurre
in apparati sperimentali - compensando così le sue lacune matematiche - le sue
idee e le
sue formulazioni teoriche. Il successo è immediato, e Volta e quasi tutti gli
scienziati del
tempo interpretano la pila come una dimostrazione lampante della natura
inorganica e non
animale dell'elettricità galvaniana. Galvani, scomparso nel 1798, non può più
difendere la
sua teoria. Il nipote C. Aldini, dopo qualche tempo, si allinea con Volta e
otterrà continui e
numerosi riconoscimenti, da parte di Napoleone Buonaparte, ma anche, in
seguito (1814),
dal governo austriaco. Volta però in quell'anno verrà colpito da un dolore
tremendo che ne
minerà le energie e salute: la morte del figlio prediletto che proseguiva i
suoi studi. Dal
1819 si ritira dall'Università di Pavia per condurre vita privata a Como.
Volta uscì come
trionfatore dalla polemica scientifica con Galvani. In realtà in ognuna delle
due teorie vi era
una parte di verità, ma ogni contendente era disposto vedere come verità unica
solamente
la propria interpretazione, negando valore a quella dell'altro.
Tratto dal Dizionario Biografico degli Scienziati e dei
Tecnici, Zanichelli, Bologna, 1999
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TELE + digitale:
finiscono i "taroccatori"
La prima schedina rosa. a sinistra, é quella che
viene taroccata, in mezzo la
nera attualmente venduta legalmente da Tele+ e a destra la bianca non
copiabile
Sta scatenando il panico tra gli hacker di mezza Europa. Nel loro linguaggio
in codice, nei foruin su Internet, alcuni la chiamano «la negra» altri «black
cardi>. In pratica si tratta della nuova scheda per vedere la tv digitale a
pagamento che Canal Satellite Digital (la versione spagnola della nostra Tele+)
ha distribuito ai suoi abbonati. «Ha provocato una vera ecatombe, amici
abbiamo le ore contate» sono alcune frasi preoccupate che si leggono nella
chat di questi pirati informatici. Un altro scrive:«Al momento una emuiazione
della negra è pura utopia, ci vorranno mesi prima di capirci gualcosa». Sono
tutti in agitazione perché, a quanto pare, non riusciranno più a vedere gratis
la tv a pagamento e soprattutto perché non riusciranno più a smerciare carte
«taroccate>) a tutti i loro clienti fraudolenti.
Per debellare il fenomeno della pirateria delle pay-tv la francese Canal
Plus, proprietaria in mezza Europa di emittenti digitali, tra cui l'italiana
Tele+, ha creato uno speciale pool di ingegneri e tecnici che ha messo a punto
un nuovo sistema di codifica per il segnale televisivo che viene mandato via
satellite e ha inventato anche un nuovo tipo di smart card con un microchip
molto più potente rispetto ai precedenti. L:offensiva di Canai + è cominciata
il mese scorso in Spagna, ma coinvolgerà tutta l'Europa.In Italia, a partire
dal mese di giugno Telè+ invierà a tutti i suoi abbonati (oltre 1,5 milioni)
una nuova smart card con una lettera raccomandata assicurata. La scheda, in
apparenza è simile alla precedente, ma è bianca e ha un microchip molto
potente in grado di decodificare il nuovo codice con cui saranno trasmessi i
programmi. L'abbonato dovrà semplicemente inserire la card nel suo decoder che
si aggiornerà automaticamente al nuovo sistema di trasmissione.
«Non abbiamo cambiato solo le smart card, rendendole più potenti» dicono a
TeIe+ «ma
abbiamo modificato tutto il nostro sistema, dalla codifica dei programmi a
come li
trasmettiamo. In questo modo, da giugno, tutti coloro che non pagano
l'abbonamento
avranno un black out totale». In più, per evitare ulteriori attacchi dei
pirati dell'etere, Tele+
periodicamente provvederà a emettere e distribuire una nuova card.
CHI TRUFFA PAGA
GLI SPETTATORI
5,1 milioni: i telespettatori della tv
digitale (stima>
2,5 milioni: gli abbonati a Telepiù
e a Stream.
2,2 milioni: i pirati dell'etere (stima)
400 mila: gli spettatori dei soli canali
in chiaro
NEL MIRINO DELLA LEGGE
Dall'entrata in vigore della legge
che punisce i pirati dell'etere
(la 248/00> ci sono state:
250 operazioni antifrode
985 persone indagate
190 laboratori clandestini sequestrati
10 siti Internet sequestrati
LE SANZIONI
Reclusione da 6 mesi a 3 anni
Multe da 2.500 a 25 mila euro
Solo In italia gli utilizzatori di carte contraffattee, che In pratica
consentono dl vedere i prograrnml senza pagare l'abbonamento al gestore, sono
2.250.000. Praticamente poco meno degli abbonati ufficiali a
Tele+ e Stream messi insieme, che sono circa 2,5 milioni.Questi dati
sconcertanti sono emersi da uno studio effettuato dalla società di ricerca
Makno che tra le altre cose mette in evidenza come, dallo scorso novembre, gli
impianti satellitari (decoder e parabola) siano cresciuti in Italia del 28
percento, mentre gli abbonati a Stream e Tele+ sono cresciuti solo del 15 per
cento.
«Per arrestare questo fenomeno sostituiamo a nostre spese le card a tutti»
dicono a Tele+
«molti utenti non pensano di compiere un grande crimine acquistando una card
pirata e si
sentono -in una botte di ferro». Forse non tuffi sanno che la legge prevede
pene severissime
sia per chi produce, vende e promuove le card pirata, ma anche per chi le
utilizza per uso
pubblico e privato. Si rischiano, oltre a multe salate, anche da sei mesi a
tre anni di reclusione. Questo giro di vite tecnologico non solo frenerà la
pirateria, ma indurrà molti scrocconi dell'etere ad abbonarsi in maniera
regolare. E tuti coloro che non pagano l'abbonamento avranno un black out
totale». In più, per evitare ulteriori attacchi dei pirati dell'etere, Tele+
periodicamente provvederà a emettere e distribuire una nuova card.
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VECCHIETTI ARZILLI!Attentato
alla sicurezza dei trasporti arerei: indagati sei pensionati
Il gruppo di anziani comunicava sulle
frequenze radio del traffico aereo
Utilizzavano le frequenze riservate al
traffico aereo internazionale e in occasione del vertice Nato, con
l'intensificazione dei controlli di sicurezza, la polizia postale ha scoperto
i pirati dell'etere. I giornali li hanno, come al solito definiti
radioamatori, si tratta invece di quattro sprovveduti che con tante frequenze
disponibili per fare i pirati, si sono andati a scegliere proprio le più
delicate.
UN RICETRASMETTITORE E' COME UN'ARMA:
URGENTE UNA LEGGE PER CONSENTIRE LA
VENDITA DEGLI APPARATI
SOLTANTO A CHI E' MUNITO DI REGOLARE
LICENZA
ROMA, 27 mag - Un gruppo di anziani hacker rischia da uno a cinque anni di
detenzione per aver attentato alla sicurezza dei trasporti aerei. Si tratta di
sei pensionati di età compresa tra i 61 e i 67 anni (due di Ascoli Piceno, due
di Roma e due coniugi di milanesi) che cominicavano tra loro sulle frequeze
radio del traffico aereoi.
Utilizzavano le frequenze riservate al traffico aereo internazionale per
parlare piu' liberamente tra loro, ma sono stati scoperti dalla polizia
postale e delle comunicazioni nel corso di un monitoraggio contro i 'pirati'
dell'etere effettuato su Milano, Ascoli Piceno e Roma.
Per sei persone e' scattata cosi' una denuncia. ''Il controllo sulle
frequenze della capitale -dice Giuseppe Racca, dirigente del compartimento
della polizia delle comunicazioni del Lazio- e' stato naturalmente
intensificato in vista del vertice Nato-Russia. In occasione di un evento di
questa portata, c'e' il massimo impegno per garantire il regolare svolgimento
delle comunicazioni''.
I sei, destinatari di una serie di perquisizioni, si intromettevano
illecitamente in queste frequenze, utilizzando particolari apparati
radioelettrici, mettendo cosi' in pericolo -spiegano alla polizia delle
comunicazioni- la sicurezza dei sistemi di comunicazione e di tutti coloro che
per stato di necessita' avrebbero dovuto comunicare via radio richieste di
soccorso.
Si ratta di un'attività illecita che potrebbe avere gravi conseguenze. Un
segnale radio molto forte, infatti, può interrompere tutte le comunicazioni
tra un aereo e la torre di controllo. In alcuni casi di emergenza se l'aereo
non risponde può anche essere abbattuto. Le indagini sono state accelerate per
sgombrare le frequenze Nato in previsione dei vertici Nato e Fao.«Le
comunicazioni sono un servizio essenziale e non devono essere toccate perché
la sicurezza è un bene a servizio di tutti. È indispensabile che su certe
frequenze ci stia solo chi ci può stare», ha dichiarato Domenico Vulpiani,
direttore del servizio di polizia postale. Le indagini sono partite dopo le
segnalazioni di alcuni piloti di linea inglesi e italiani che avevano
lamentato interferenze o trovato la frequenza occupata mentre cercavano
contatto con la torre di controllo in fase di atterraggio o decollo. Le
conversazioni dei sei indagati sembrano futili ma non è scluso che
utilizzassero un linguaggio in codice. La polizia postale ha anche monitorato
dei siti web per verificare eventuali azioni di disturbo sulla rete in
occasione dei vertici della Fao e della Nato. In casa di uno dei pensionati è
stato sequestrato un pc utilizzato per un sistema di ricetrasmissione (SSTV)
in grado di codificare dei segnali video e convertire le immagini in segnal analogico-digitali
e trasmetterle via etere. È stato accertato che con questo sistema venivano
trasmesse immagini di contenuto erotico. Proseguendo gli accertamenti per
verificare se fosse stato utilizzato anche a fini di pedofilia. (News2000)
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Un Radioamatore russo captò i segnali di
soccorso
La Tenda Rossa
La sciagura
della spedizione Nobile al Polo
Trecento anni di tentativi: via mare, terra ed aria. In corsa, con
avventure romanzesche, diversi Paesi Europei e l'America. Realizza
l'ambizioso progetto ancora un grande Italiano, l'ingegner Umberto
Nobile,
che, alla guida del dirigibile NORGE, raggiunge il Polo Nord e cala
sui
ghiacci della calotta polare la bandiera italiana e quella della
Norvegia,
paese che ha finanziato la spedizione. Sono le ore 1:30 del 12
maggio
1926. La radio di bordo informa il mondo dell'avvenimento. È il
primato
dei primati ed un evento straordinario: in 170 ore di volo si sono
percorsi 13000 km. È definitivamente dimostrato che intorno al Polo
Nord
non vi sono terre emerse, ma solo un immenso mare ghiacciato. Si
conferma
anche la genialità dell'intuizione di Nobile che il dirigibile
fosse, in
quell'epoca, l'unico mezzo in grado di sostenere la sfida delle
grandi
traversate prive di punti di rifornimento.
Portata a termine la spedizione e stabilito il primato, Nobile ne
prepara
una seconda, con un programma di esplorazione geografica e di
ricerca
scientifica, e lavora alla costruzione di un dirigibile più
perfezionato
del glorioso NORGE, che chiama ITALIA. L'ITALIA avrà a bordo un
equipaggio
di 13 uomini, 3 scienziati e 2 giornalisti. È dotata di strumenti di
rilevazione scientifica messi a disposizione da istituti italiani,
cecoslovacchi, americani e inglesi. Malgrado le aspettative e
l'accurata
preparazione, la spedizione avrà però un'esito drammatico.
Partito il 15 aprile 1928, l'ITALIA effettua diverse spedizioni
esplorative nelle regioni polari, tenendo una base alla Baia del Re.
Alla
mezzanotte del 23 maggio 1928 Nobile raggiunge per la seconda volta
il
Polo Nord, e mentre il dirigibile affronta l'ultima impresa che
prevede la
discesa sui ghiacci per effettuare misurazioni scientifiche, una
violenta
perturbazione atmosferica gli impedisce di atterrare. Nobile è
costretto
al ritorno. Il forte vento trascina fuori rotta il dirigibile ed il
25
maggio l'ITALIA si schianta sui ghiacci. Pochi sopravvissuti, tra
cui
Nobile e la sua fedele cagnetta Titina, trovano riparo in una tenda
preparata per la discesa sul Polo, che resta poi nella storia della
spedizione come la Tenda Rossa, dall'anilina con cui viene intrisa
per
colorarla in modo da richiamare l'attenzione dei soccorritori. La
radio di
soccorso, Ondina 33, aiuta i naufraghi a segnalare la loro presenza.
Sei
paesi mettono a disposizione uomini e mezzi per il
salvataggio, ma
le ricerche sono difficoltose e drammatiche, ed i naufraghi
vengono
raggiunti e salvati dal rompighiaccio sovietico Krassing solo dopo
48
giorni di precaria sopravvivenza nella Tenda Rossa.
I segnali di soccorso trasmessi incessantemente con la radio
recuperata
dalla catastrofe, dal Marconista Biagi, furono finalmente captati
dal
Radioamatore russo Schmidt che avvertì le autorità del contatto
radio avuto,
Da quel contatto radio fatto, da ambo le parti, con attrezzature
precarie,
furono possibili le operazioni di salvataggio dei superstiti..
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LUCI E OMBRE SU INTERNET
quattro articoli tutti da leggere
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Il rapporto degli italiani con le
nuove tecnologie descritto dell'Istat
L'Italia un paese di navigatori
Nove milioni usano Internet. Rispetto a 5 anni
fa gli utenti
sono raddoppiati Il 60 per cento cerca
l'informazione on line
ROMA - Cambia il rapporto con le nuove tecnologie e gli italiani diventano
dei veri
"navigatori": gli utenti di Internet sono ormai circa nove milioni. E'
quanto risulta leggendo i
dati e le considerazioni contenute nel Rapporto annuale dell'Istat sulla
situazione del Paese,
presentato oggi. Il dato segna un sensibile aumento: il 30 per cento degli
italiani che hanno
più di sei anni usa il computer e il 18 per cento di chi ha più di undici
anni naviga in Internet.
Rispetto a cinque anni fa il numero degli utenti di personal computer da
casa è praticamente
raddoppiato. Internet, in particolare, viene utilizzato in massima parte per
svago, il 68,5%, poi per lavoro (51,9%) e soltanto per il 15,5% per
studiare. Ma una grossa fetta si rivolge alla Rete
per essere informata: circa il 60% di chi naviga consulta giornali e riviste
on line (tre milioni 800
mila persone) mentre il 22% si connette ai servizi Web di pubblica utilità.
Gli utenti di chat
o forum o news group sono circa il 20%. Più ridotta la percentuale di chi fa
acquisti via
Internet, solo il 9,2% dell'utenza, cioè 870 mila persone.
L'uso delle nuove tecnologie - rileva ancora l'Istat - non sembra aver
generato un "effetto di
sostituzione". Anzi, l'utilizzo del pc si associa a una maggiore propensione
a leggere o ad
ascoltare la radio. Si sta poi determinando, come conseguenza della
diffusione di Internet,
"un processo di progressiva personalizzazione delle opzioni culturali".
Nel settore dell'informazione - il più colpito dai cambiamenti - sono calate
le persone che
seguono programmi informativi mentre è in aumento la quota di quanti
scelgono la radio per
ascoltare le notizie. Tra gli ascoltatori radiofonici è in aumento il numero
degli adulti anche se i
ragzzi restano i pricipali utenti.
Contemporaneamente, l'Istat segnala una riduzione dei lettori di quotidiani
nazionali e una
crescita dei lettori di quotidiani locali e economici. Sale anche il numero
dei lettori di
settimanali.
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Saranno i ventenni a decretare il
successo dei giornali
online: informazioni dai siti e non dalla carta stampata
IL FUTURO
E' NEI GIORNALI TELEMATICI
La nostra esperienza del
Radiogiornale
Le notizie si leggono tra un messaggio e una chat
Alla Newspaper Conference di Dallas un seminario
sui giovani utenti: poca tv e tanta Internet
DALLAS (Texas) - Pare proprio che l'effetto "classe 1982" sul futuro dei
giornali online vada preso terribilmente sul serio. Chi si iscrive oggi
all'università ha infatti una media di 7-10 anni di
esperienza informatica alle spalle: ha giocato più con i videogiochi che con
i soldatini, ha scritto i compiti scolastici direttamente al computer e
considera i quotidiani di carta una cosa con cui, se necessario, fare i
conti solo da grande. Per un diciannovenne americano, ma sempre più anche
per un diciannovenne europeo, è normale soddisfare online il proprio bisogno
di informazione, con lo stesso strumento che usa per l'e-mail, per la chat e
per mandare i messaggini sul cellulare della fidanzata.
Ma se da una parte si tratta di un pubblico importante perché massicciamente
connesso (il 75
per cento dei ragazzi statunitensi da 12 a 27 anni e il 33 per cento di
quelli sotto i 12 hanno accesso a Internet secondo l'ultimo rapporto del Pew
Institute), dall'altra è un pubblico difficile da conquistare perché non ha
un'abitudine alla lettura delle testate tradizionali e prende le notizie che
gli servono dove capita, dai siti più disparati. "La mia fonte primaria di
informazione", ammette Laurie, diciannovenne di Dallas che fa parte del
campione selezionato per
partecipare al seminario sui giovani utenti dell'Interactive Newspaper
Conference, "sono le
notizie che girano sopra il programma di messaggistica istantanea di America
OnLine". Tra
un messaggio e l'altro agli amici, scorrono i titoli di attualità, e ogni
tanto la ragazza ci clicca su. Nessun giornale di carta, se non
occasionalmente la domenica, un po' di tv e pochissima radio. Laurie non sa
neppure chi produca quelle news che legge, ma non le importa granché: "Sono
brevi, sono chiare e sono nella stessa applicazione che uso per prendere gli
appuntamenti su dove andare la sera o altre cose del genere".
Il caso di Laurie, pur sempre matricola di una facoltà dove si studia
comunicazione, non è isolato. Anche la "dieta" mediatica degli altri suoi
coetanei sul palco non è molto diversa e neppure quella delle migliaia di
studenti che si sono iscritti al primo anno di uno
dei tanti corsi di comunicazione della Boston University di cui il professor
Brent Baker è preside.
"Internet rappresenta per loro lo strumento principale dal quale ricavare le
notizie", spiega il docente. "Il 27 per cento si rivolge prevalentemente
alla Rete, il 20 per cento fa ricorso alla radio, la tv si piazza nei
dintorni del 10 e i giornali arrivano buoni ultimi, con un misero 2 per
cento". Si tratta di ragazzi che, complici le connessioni gratuite e ad alta
velocità che l'università mette loro a disposizione anche nelle stanze dei
dormitori, trascorrono online, tra studio e tempo libero, da una a tre ore
di media al giorno.
E sarà proprio questa generazione a far compiere all'affannata nuova
economia il salto di qualità
promesso, da più parti, con qualche anticipo. "La svolta vera inizierà nel
2003, quando i primi di questi ragazzi entreranno nel mondo del lavoro",
assicura Frank Daniels III, fondatore del Nando Times, il primo quotidiano
americano a essere pubblicato integralmente, nel lontano 1994, su Internet.
"Abituati come sono a svolgere online tutte le normali attività della vita
quotidiana, porteranno un
cambiamento profondo nella società". Così, dopo aver insegnato ai loro
genitori come usare
videoregistratori, decoder e pc, li convinceranno forse che il quotidiano
elettronico è altrettanto buono di quello di carta e che, per soprammercato,
non sporca neppure le dita con antiestetiche macchie di inchiostro.
Il Radiogiornale rappresenta un'esperienza di giornale telematico!
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Dipendenza da Internet, un rischio
per la salute
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L'eccessivo utilizzo della rete può causare danni
psicologici e fisici con problemi come obesità, inappetenza e alienazione
Obesità, inappetenza, per non parlare di alienazione e difficoltà di
rapporti con la
famiglia, sino ad arrivare ad essere fattore scatenante per l'autismo.
Questa la
denuncia di esperti e medici, che avvertono: «l'abuso di Internet provoca
seri
danni alla salute, e può arrivare ad essere peggio della droga». Ma esiste
un
modo di uscire da quello che definiscono un vero e proprio «tunnel»?
NON PERDERE I CONTATTI CON LA REALTA' - Gli esperti dicono
di sì,
l'importante è rimanere «il più possibile legati alla realtà» (51%) e
«mantenere la
propria personalità senza mascherarsi» (47%). E se questo fenomeno dilaga
sempre più tra le persone comuni, non manca di fare «vittime» anche tra i
personaggi dello spettacolo come Carlo Massarini, Renato Mannheimer e
Camila Raznovich, che ammettono di essere dei veri «dipendenti da mail». Lo
conferma un'indagine di Happy Web, in edicola in questi giorni, condotta su
oltre
100 esperti tra medici e psicologi. Alla domanda rivolta agli addetti ai
lavori: «un
uso prolungato di Internet può provocare danni alla persona?» ben sette
esperti
su dieci (68%) dimostrano di non avere dubbi, rispondendo «sì, sicuramente».
Un 14% appare meno allarmista affermando che «dipende dalla persona» e solo
il 12% nega la possibilità che un eccesso di utilizzo della rete possa
portare ad
una vera patologia.
I DANNI PRINCIPALI SONO QUELLI PSICOLOGICI - Il primo tra
i
danni più frequenti in cui incorrono le persone che vivono letteralmente
collegate
alla rete, segnalato dal 65% degli esperti, c'è l'obesità, legata non solo
al poco
movimento, ma all'abitudine di «spiluccare» continuamente snack e merendine
davanti al monitor, mentre il 51%, al contrario, segnala «la totale perdita
di
appetito, legata all'estraniazione dal mondo reale». Il 36% punta l'indice
verso i
possibili «dolori articolari» seguito da un 25% che avverte sul concreto
rischio di
causarsi «danni alla vista». Ma non basta, lo stare ore e ore davanti al
monitor
può essere causa (14%) di «vertigini e attacchi di nausea». Ma i rischi
maggiori,
avvertono gli esperti intervistati da Happy Web, sono soprattutto
psicologici. Sei
intervistati su dieci non hanno dubbi: è «alienazione» (59%) il rischio
maggiore
per l'equilibrio psicofisico della persona. Il 47% degli psicologi aggiunge
tra i
rischi anche un aumento delle «difficoltà familiari», conseguenza ed effetto
dell'acuirsi di «carenze comunicative» che si registrano tra i dipendenti da
rete
(39%)
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INTERNET:
dal terrorismo alla pedofilia
Come difendere il tuo computer dai
siti canaglia
Intervento del Ministro Gasparri alla Conferenza
promossa dalla Adnkronos
Internet è un fenomeno molto complesso. Per poterne parlare correttamente
occorre definire con esattezza il contesto a cui vogliamo riferirci, e qui
ne emergono sicuramente due. Da un lato
abbiamo i cosiddetti "siti canaglia" con tutte le problematiche legate al
Web, pornografica,
pedofilia, droga e materiale eversivo. Dall'altro lato, invece, la rete
intesa come l'insieme dei
collegamenti, con i limiti che ogni protocollo e ogni tecnologie porta con
sé, rendendola
vulnerabile da sofisticati attacchi criminali.
I contenuti della rete sono del tipo più diverso. Il materiale redatto dalle
università e dai centri di
ricerca, ad esempio, è solitamente di grande valore scientifico. Altri siti
rappresentano talvolta
solo un punto di presenza che non desta interesse. Altri ancora raccolgono
gallerie di immagini
dal contenuto pornografico.
Ci sono i siti commerciali destinati alla vendita, quelli di informazione,
ci sono anche le radio e le televisioni, i portali e molti altri tipi di
siti Web. Però il fenomeno più interessante è rappresentato dall'esistenza
di molte comunità telematiche. Un fenomeno nuovo di aggregazione virtuale e
sociale attorno ad un dominio. Attraverso mailing list e forum di
discussione si accresce la
conoscenza tra chi è parte di queste comunità. Questo tipo di incontro è
molto utilizzato da
ricercatori e sviluppatori. Ci sono anche molte comunità che nascono attorno
a progetti specifici, come avviene attorno a progetti pilota di
programmazione Open Source. Dalla collaborazione e
da questa nuova forma di conoscenza che si realizza nella rete nascono a
volte anche amicizie,
relazioni interpersonali tra soggetti che nella realtà non si sono mai
visti.
Quindi, cosa possiamo dire della rete Internet se non che è uno strumento.
La rete non è i suoi
contenuti, sono le tecnologie che permettono la nascita di nuovi fenomeni
sociali con annesse le loro patologie. La rete è il bene e il male, nel più
e nel meno così come avviene nella società
moderna.
Come è noto, le comunità virtuali favoriscono anche attività illegali. Sono
composte anche di chi
scambia software protetto dal diritto d'autore, di quelli che scambiano i
codici dei decoder
satellitari, di chi mette in circolazione i virus e di quei criminali che
scambiano materiale pedo-
pornografico.
Conosco bene i vantaggi che le nuove tecnologie portano alla "Società
dell'Informazione". Ma le
società moderne devono adeguare i propri percorsi formativi per poter
contrastare fenomeni che
non si presentano più sui tradizionali terreni di confronto.
Negli stati occidentali e nelle nazioni più civili si riscontra una
progressiva trasformazione della
società che va a mano a mano ad integrarsi con le reti e con i sistemi di
comunicazione. Le
società dell'informazione si presentano con servizi interattivi rivolti a
snellire la burocrazia e ad
agevolare i rapporti tra le amministrazioni e i cittadini.
È un processo di sola andata, non è consentito tornare indietro. Le reti
sono indispensabili per le società civili, infatti al giorno d'oggi è
inimmaginabile pensare di poter fare a meno di servizi
come le EMail, i telefoni mobili, gli SMS I soggetti più a rischio nell'uso
dei nuovi sistemi di telecomunicazione sono sicuramente i minori.
Non sempre le famiglie sono preparate a trarre benefici dal ruolo formativo
della rete. È per
questo che spesso nascono paure di disturbi nel comportamento sociale e di
amicizie pericolose Il ruolo dei genitori è sempre più centrale. Un bambino
non può essere lasciato da solo davanti al personal computer, ma va seguito
passo dopo passo perché acquisisca la consapevolezza dei benefici che se ne
possono trarre. Così come siamo convinti che un bambino non possa essere
lasciato solo davanti alla televisione, allo stesso modo dovremmo abituarci
alla nostra presenza durante la loro navigazione nella rete.
Tuttavia non si nasce genitori, ma lo si diventa progressivamente. E non è
raro che le nuove
generazioni abbiano una dimestichezza di gran lunga superiore con la
telematica delle
generazioni precedenti. E' per questo che occorre sostenere politiche di
apprendimento per i
genitori all'utilizzo delle nuove tecnologie.
Il comportamento delle famiglie è indispensabile perché l'uso di Internet
non sia patologico e per
consentire ai ragazzi di trarne benefici. La conoscenza delle lingue, delle
tecnologie, del
progresso, dell'informazione e soprattutto della cultura sono momenti di
crescita che possono
essere anche appresi attraverso la rete.
Per inibire la navigazione di siti Internet dal contenuto inadatto, esistono
diversi strumenti. La
maggior parte dei sistemi operativi integrano delle tecnologie proprie,
sviluppate a questo scopo.
Internet Explorer, il browser più diffuso in Italia, ne ha una per esempio.
Con questo prodotto è
già possibile bloccare la navigazione di siti considerati non idonei,
andandoli ad individuare sulla
base di quattro parametri: il linguaggio, le scene di nudo, il sesso e la
violenza. Le famiglie
possono addirittura andare a costruire un percorso progressivo che vada con
il tempo a lasciare
maggiore libertà ai figli.
Ci sono numerose altre iniziative di società e associazioni, per garantire
contenuti adeguati ai
minori. Tutte concorrono allo stesso obiettivo, la salvaguardia dei minori
nella crescita.
Negli scorsi giorni si è svolto a Roma l'incontro bilaterale tra il Governo
Italiano e il Governo degli
Stati Uniti sulla sicurezza delle reti. È stato trattato con particolare
attenzione il problema della
protezione delle infrastrutture critiche informatizzate. Emerge infatti che
nelle società moderne,
aumenta sempre più la dipendenza dai servizi di telecomunicazione.
È stata avviata una collaborazione con le autorità americane sul tema della
sicurezza e riteniamo importante affrontare il tema soprattutto nell'ottica
di una collaborazione tra le forze dell'ordine e gli operatori di internet.
I provider e gli altri operatori della rete hanno un ruolo decisivo nella
prevenzione dei comportamenti criminali e nell'attività di supporto alle
indagini investigative.
Si è discusso a lungo del rapporto tra sicurezza e privacy e sono stati
richiamati trattati di grande valore internazionale come la "Dichiarazione
universale dei diritti dell'uomo", la "Convenzione internazionale per i
diritti civili e politici" e la "Convenzione europea dei diritti umani".
La sicurezza delle reti è diventato un argomento di grande rilevanza
all'indomani del tragico
attacco terroristico che ha colpito l'11 Settembre gli Stati Uniti
d'America. L'Italia come l'Europa e le nazioni del Patto Atlantico, hanno
sentito questo attacco incivile colpire nel cuore le proprie
città. È stato un duro colpo alla stabilità e all'economia internazionale.
Oggi che la ferita è ancora aperta, è giusto intervenire per adeguare i
propri sistemi di difesa, sia convenzionale che
informatica.
La rete va protetta oltre che dal punto di vista logico e informatico, anche
dal punto di vista fisico.
Oltre che proteggendo militarmente le infrastrutture sensibili, è possibile
garantire la
comunicazione attraverso la definizione di molteplici percorsi ridondanti
per l'informazione.
Le infrastrutture di rete sono divise in tre segmenti: le dorsali, le reti
metropolitane e l'ultimo
miglio. Il Ministero delle Comunicazioni sta adottando misure per la
effettiva liberalizzazione dei
mercati. E l'effettiva concorrenza nel mercato dei collegamenti urbani e
extraurbani permette di
salvaguardare le reti.
Attualmente il mercato delle dorsali si presenta ricco di offerte,
particolarmente nelle aree più
sviluppate del paese. Per i collegamenti a lunga distanza giocherà un ruolo
importante anche il
satellite, di cui al momento si riscontrano i benefici prevalentemente nelle
zone rurali. Nelle
grandi città si stanno realizzando numerosi anelli ottici: basti pensare che
a Milano ci sono oltre
20 operatori che hanno realizzato o che stanno realizzando delle proprie
reti metropolitane. Il
mercato dell'ultimo miglio, invece, ha avuto maggiori difficoltà nel
processo di liberalizzazione.
Questo perché in Italia c'era un unico operatore in possesso dei
collegamenti con gli edifici.
Tuttavia oggi ci sono centinaia di operatori licenziatari che erogano
servizi di telefonia agli utenti
finali su particolari regioni e nel territorio nazionale, anche attraverso
infrastrutture proprie. Inoltre
il WLL, wireless local loop, permetterà di superare definitivamente il
vincolo delle centrali
telefoniche e consentirà collegamenti via radio.
La liberalizzazione del mercato e l'effettiva concorrenza tra più operatori
garantisce soluzioni
alternative alle linee dati esistenti. Anche in questo modo possiamo
contribuire a contrastare il
pericolo di attacchi informatici alle infrastrutture di rete.
Lo Stato Italiano è tra i più moderni nel contrasto alla criminalità
informatica, e la competenza
delle nostre forze di polizia specializzate nelle attività investigative e
informatiche è ampiamente
riconosciuta a livello internazionale.
Le reti, tuttavia, si sviluppano in un contesto internazionale che talvolta
sfugge dai governi
nazionali. Personalmente, dal giorno del mio insediamento al Ministero delle
Comunicazioni, ho
deciso di partecipare assiduamente ai lavori del Consiglio dei Ministri
delle Telecomunicazioni di
Bruxelles, proprio per dimostrare l'attenzione che il Governo Italiano nutre
nei confronti della
cooperazione comunitaria e internazionale e per portare un valido contributo
non solo ai problemi politici, ma anche a quelli di natura tecnica.
Nonostante questo, è giusto osservare che esistono tavoli di incontro
governativi e altri che
sfuggono ai governi. Ci sono organizzazioni in cui i ricercatori, gli
operatori, i provider e l'industria
si incontrano per definire le procedure per il funzionamento dei nuovi
servizi e per risolvere i
problemi collegati con la loro introduzione. È importante che i governi
incentivino la loro
partecipazione in questi consessi, perché è proprio qui che si possono
introdurre misure
correttive e mettere al bando abusi e usi patologici della rete.
Il Ministero delle Comunicazioni si sta impegnando per identificare le vie
principali per prevenire
e contrastare gli usi impropri e patologici delle tecnologie della
comunicazione.
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IL MITICO COLLINS 390UR
Sicuramente il 390 UR e' l'ultimo tipo di ricevitore radio della Collins con
tubi elettronici.Con 32 valvole,doppia o tripla conversione ( a seconda della
banda usata ),due stadi preamplificatori a radio frequenza,sei stadi a
frequenza intermedia,e tre filtri audio.Banda di frequenza
suddivisa in 32 bande con copertura continua da 500 khz a 32 mhz lettura della
frequenza in modo digitale meccanica con due manopole con rotazione a scatti
una per le unita' e decine di mhz fino a 32,l'altra per le unita'
decine e centinaia di khz.Questo e' un'incredibile ricevitore rivelando
segnali estremamente deboli. Le Forze Armate che lo avevano in dotazione a
causa delle comlplesse operazioni da eseguire per manutenzioonarlo si
lamentarono con la casa costruttrice
Nel 1954 la Collins ridisegno' completamente la struttura
e la circuiteria interna creando l' R-390 A semplificando le operazioni di
manutensione e quelle operative. Il modello precedente era stato costruito fin
dal 1951.
Il cofano contenitore e lo shassi sono in puro alluminio
Successivamente la Collins produrra' il ricevitore R-392 UR per uso veicolare
con alimentazione elettrica a 24 v.c.c con speciali tubi elettronici che
funzionavano con una tensione anodica di soli 24 v.c.c.
Un caro saluto alle lettrici ed ai lettori del Radiogiornale.
Caro Paolo anni addietro questi tipi di ricevitori si trovavano anche nel
surplus ed andavano a ruba.
Ciao 73 da IK8JZK op. Ruggero Napoli.
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CISAR:
ANTICIPAZIONI SUL
NUOVO REGOLAMENTO DI ATTIVITA'
RIFLESSIONI VARIE
Lo scorso mese di Novembre, le maggiori associazioni di radioamatori hanno
firmato un testo che dovrebbe divenire regolamento di attività per le stazioni
di radioamatore.
Questa serie di norme, a mio giudizio, rivoluzionerà il nostro settore,
fino ad oggi schiavo di un Ministero e di una serie di funzionari ministeriali
poco avvezzi alle nostre problematiche.
Il maggiore scontro lo si è fatto nella parte che, a nostra richiesta,
voleva dare ad ogni radioamatore la possibilità di condurre esperimenti senza
ulteriori "autorizzazioni", secondo il concetto che ognuno di noi, in possesso
del requisito necessario, e cioe' la patente e la licenza, all'interno delle
proprie frequenze potesse liberamente sperimentare in ogni modo di emissione.
Effettivamente, oltre al Ministero, le associazioni ARI ed ARAC
intendevano lasciare questo privilegio alle sole associazioni nazionali, come
garanzia di controllo e verifica che, in fondo, non esiste neanche a
parole. E' vero che poi l'ARAC è ritornata sui suoi passi, ma la conferma
di ciò che dico e' facilmente ottenibile facendo una verifica di quali e
quanti impianti automatici oggi funzionanti seguono davvero una regola, magari
sul territorio coperto, o sulla reale attivita' svolta da quel determinato
sistema.
Altro punto rivoluzionario, che verrà introdotto dal nuovo regolamento, e'
stato anche quello di stabilire che ogni installazione eseguita dovesse
rispettare quelli che sono gli accordi europei, visto che in Italia, e per
fortuna solo qui, si e' vissuti, un po' per necessita' ed un po' per virtu',
nella piu' completa anarchia, del tipo chi prima si sveglia, fa una cosa !
Una regola dunque, comune a tutti.
Ma sara' davvero cosi' ? Ma tutto cio' sara' sufficiente ? Io credo
di no, e di questa mia convinzione credo se ne sia accorto anche lo stesso
Ministro delle comunicazioni quando, una volta riunite tutte le associazioni
attorno ad un tavolo, si e' trovato di fronte a tante parti, ognuna delle
quali pronta a dire la sua. Emblematica fu quella serie di fax e lettere
giunte al Ministro, ove appartenenti di associazioni entravano in netto
contrasto con la propria associazione !
Proprio per questa ragione, sembrerebbe confermata, nel nuovo testo
regolamentare, la creazione di una commissione che dovrebbe stabilire una
norma comune per le sperimentazioni, in modo tale da evitare - all'origine -
discussioni e polemiche tra le varie associazioni.
Com'e' peccaminoso questo uomo radioamatore italiano: per non litigare,
crea un gruppo di uomini che litigheranno in sua vece ! Io, certo, non
ci vorro' essere in questa commissione, ma, ancor prima che decolli, mi chiedo
se tutto cio' sia logico ? Come faranno questi uomini a dire a quel
radioamatore che puo' montare il suo sistema, e a quell'altro che non lo puo'
fare ! Quali regole dovranno darsi questi "commissari" ? E quanto poi
pesera' il parere di questa o di quella associazione ?
E veniamo poi a questi accordi europei. In una Italia cosi' ridotta e
cosi' in ritardo a rifarsi la faccia, come possiamo adeguarci in tutto e per
tutto a tali accordi ?
Noi in 430 Mhz abbiamo un solo Mhz in primario, mentre i tedesci, gli
spagnoli, i francesi, i nostri concittadini si godono da 430 a 440 Mhz !
Ci siamo scapicollati per montare i ponti a 430 Mhz, perchè ce lo diceva la
IARU, e poi ci siamo accorti che in Italia da 430 a 432 Mhz ci sono i militari
che non lasceranno mai funzionare i nostri sistemi !
Insomma, cosa dobbiamo fare ?
Io direi che la prima cosa e' riprenderci il rispetto che ci hanno portato
via i ministeriali, da decenni.
E quando nelle riunioni al Ministero andavo dicendo che le frequenze sono
nostre e ce le dobbiamo gestire noi, mi sentivo dire che le mie idee erano
sballate.....
La mia soluzione la grido da tempo, ma non e' stata mai raccolta: solo
uniti si puo' vincere, solo con le stesse idee si puo' lottare per ottenere
maggior rispetto.
Non si puo' andare al Ministero e chiedere 12,5 Khz in banda 50 Mhz; si
deve chiedere da 50 a 52 Mhz, e non ci si deve spostare di un millimetro da
questa richiesta !
Non si possono accettare circolari che ci dicono dove montare i ponti UHF,
o che ci vietano l'ATV in fm.
La mia richiesta e' sempre qui, sul tavolo, in attesa di vedere
adesioni: al momento, tante promesse, specie da chi intende essere eletto,
ma i fatti stanno a zero. Mi arrivano decine di messaggi di persone che
mi chiedono il prossimo voto ARI, e di caldeggiare la loro posizione presso i
nostri soci CISAR: perche' non ci hanno mai detto che intendono fare una
volta eletti, se intendono perseverare con questi litigi, o cos'altro ?
Per farsi votare, devono uscire allo scoperto, e dire le cose come stanno.
C'e' questo magnifico Radio Giornale: che ci raccontassero cosa pensano
delle altre associazioni, cosa vorrano chiedere al Ministero, cosa pensano di
dire alla IARU e all'Europa, e come pensano di far smettere le discussioni.
Concludo questo mio, e vostro, strazio, raccontandovi un fatto che mi ha
commosso: alla ultima Fiera di Dayton (USA) gli americani hanno tenuto una
serie straordinaria di esami per diventare Radioamatori; ho visto genitori,
radioamatori, attendere con ansia i propri figli che uscissero dall'Aula degli
esami; quasi la stessa ansia che si percepisce fuori dalle sale parto degli
ospedali.
Quando arriveremo noi in Italia, a ricostruire il vero spirito dei
radioamatori ?
Se i Presidenti delle Associazioni la smettessero di litigare e di avere
pregiudizi, forse ci riusciamo.
Io, tra i primi.
IK0YYY Luca, Roma.
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Riceviamo dal Genzano Bulletin
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Elezioni travagliate
IØHJN Gaetano Caprara Presidente Sezione ARI Genzano
Abbiamo tutti assistito attoniti alle travagliate vicende delle elezioni
nazionali ARI:
1. Sono state accettate candidature dopo la data "improrogabile" del 30
Gennaio definita dal Collegio Sindacale (vedi RR 05/2002). A Pordenone, Gianni
I8KGZ, in un suo intervento ha stigmatizzato tale comportamento ritenendolo
una inaccettabile scorrettezza sia verso gli altri candidati che verso i Soci.
Il Presidente Ortona rispose che la responsabilità della gestione delle
elezioni è del Collegio Sindacale.
2. Macroscopici errori nella stampa delle schede ha condotto alla
invalidazione della tornata elettorale dopo che le schede stesse erano già
state spedite ai Soci. Un comunicato E-Mail del Direttivo informava che le
schede sarebbero state ristampate e rispedite ai Soci spostando la data delle
elezioni ad un generico "Luglio".
È ovvio e naturale che una simile situazione faccia sorgere dubbi, domande,
perplessità e, sì, anche illazioni.
Riporto qui sotto quanto ho già avuto occasione di far presente ad un membro
del Collegio Sindacale "Visto che c'è tutto da rifare, perchè non cogliere
l'occasione di sistemare anche la faccenda delle candidature accettate fuori
tempo ? ........al convegno di Pordenone sono state sollevate pesanti
obiezioni su tale decisione motivate dal fatto che non è accettabile che si
cambino le regole del gioco a gara iniziata e paventando i disastrosi effetti
di un ricorso a posteriori con i pesanti immaginabili effetti
sull'Associazione
Ortona nel suo messaggio alle sezioni fa trasparire due cose:
a) Il responsabile dei contatti con la tipografia era Marchesini (ndr:
papabile capro espiatorio).
b) La colpa è del tipografo e si sta lavorando per fargli riconoscere i costi
della ristampa delle schede
In entrambi i casi Lui ed il CDN si ritengono fuori dalla bagarre.
Io penso che anche se le modalità del referendum devono essere definite dal
Collegio Sindacale, il CDN NON può esimersi dalla condivisione di
responsabilità per un evento così importante e determinante per la vita
associativa.
C'è inoltre da considerare il danno economico per l'Associazione, e quindi per
i Soci, della spedizione delle schede errate (ndr: e delle schede ritornate
all'ARI). La domanda che, ovviamente, sorge spontanea è: "chi paga?".
Non voglio, e non ritengo corretto, mettere la croce addosso a nessuno, errare
è umano. Ma, se è pur comprensibile che sia umano sbagliare, è altrettanto
legittimo aspettarsi che chi sbaglia paghi. Non intendo in termini delle
migliaia di Euro che sono costate le spedizioni fasulle, ma in termini di
assunzione delle proprie responsabilità. Il gesto, che seppur simbolico,
vorrei vedere sono le dimissioni in blocco del Collegio Sindacale e del CDN
tutto. Oltre a questo, moralità e serietà richiederebbero che fossero ritirate
anche le candidature per le prossime elezioni".
3. Ho vinto la scommessa. Nel numero di Ottobre 2001 del Genzano Bulletin
scrivevo: "Vogliamo fare una scommessa? Nonostante la manifestata volontà dei
Soci di limitare a tre i mandati al Consiglio Direttivo (ndr: vedi referendum
del 99 per la modifica dell'art. 27 dello Statuto), i signori I2MQP e I1BYH si
ripresenteranno alle elezioni dell'anno prossimo. I1BYH è in carica dal 1976 e
I2MQP dal 1987. È ora che i soci prendano coscienza dei queste cose ed
utilizzino il loro potere derivante dal voto per un radicale rinnovamento di
questa nostra ARI.".
Il discorso che feci in Ottobre metteva in risalto un problema di etica, di
correttezza e di totale disdegno dell'opinione dei Soci. Oggi, visto che su RR
di Dicembre 2001 a pag 82 ci informano che l'articolo 27 dello Statuto è stato
ufficialmente approvato, diventa una questione di rispetto dello Statuto
stesso. In base a tale articolo i due Signori in questione NON SONO
CANDIDABILI.
Cosa facciamo? Andiamo avanti così? Andiamo ancora una volta in tribunale a
spese dei Soci?
LINK RACCOMANDATI
Arrivederci al prossimo bollettino.
Il Presidente: IØHJN
Genzano Bulletin
1 Giugno 2002
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Il
Congressino Microonde
in
videoconferenza
Volevo informare i lettori che, grazie a tutto "l'ambaradan" messo in
piedi da iw2KDS Mimmo, è stato effettuato, in occasione del
11° Convegno EME
tenutosi il 24 maggio 2002, a Marina di
Pietrasanta, il
4° esperimento "INTERNET e la RADIO".
Utilizzando un software, creato da un radioamatore inglese
M0ZPD Paul,
chiamato "eQSO" (software prelevabile da
www.microonde.it nella sezione
software) che connette la radio al computer, abbiamo trasmesso l'audio live
tramite il server di Milano, ed hanno potuto seguire l'evento alcuni OM, che
a loro volta erano linkati via radio e distribuivano localmente ad altri
colleghi l'evento.
Questo comunque non e' certo un esperimento, in quanto fa seguito a quanto
già proposto a Bologna il 28.10.2001 durante il Congressino Microonde e a
Zagonara 10.02.2002.
Anche sabato e domenica scorsi, durante il contest EME 10 GHz effettuato dal
nostro gruppo da Bagnara di Romagna, iw2KDS era presente per raccogliere
materiale da immettere sul sito (colà visibile ed audibile).
Colgo l'occasione per ricordare che anche il congressino Microonde tenuto
a Bagnacavallo il 26 maggio 2002 é stato trasmesso live audio/video dal sito
http://www.microonde.it. per tutta la
giornata, con interventi da parte degli
ascoltatori collegati.
73 Vico i4ZAU
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2° Memorial Day dedicato
alla memoria di IS0FQN
Sabato 8 Giugno 2002, presso la sede dell'Associazione Radioamatori
Sardi in Cagliari, si svolgerà una giornata dedicata ad attività
radiantistiche in memoria del radioamatore defunto Padre Luigi Loi,
ISØFQN.
Il "Memorial Day" si svolgerà dalle ore 8:00 alle ore 21:00 e per
l'occasione verrà attivato il nominativo speciale ISØA. La stazione ISØA
sarà operativa in 20-40 metri, nei modi CW ed SSB, nonché in APRS.
Un sentito ringraziamento va, fin da adesso, a quanti si
vorranno unire
a noi in questa giornata, sia presenziando attivamente alle operazione,
sia collegando la stazione speciale IS0A.
Maggiori informazioni all'indirizzo:
73 de ISØA Team
73 de IS0MYN
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is0myn@is0grb.linux-dude.com
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Commenti sul Meeting
Cari amici,
gradirei avere i commenti, dei partecipanti e non,
sul 3° Meeting dell'Amicizia di Cori
(LT).
Mandatemi una e-mail; GRAZIE !
Brevi notizie sul 3°
Meeting dell'Amicizia
CORI 25 e 26
maggio 2002
Il Meeting (3° Friendship Meeting) è stato un successone !
Domenica eravamo 130 ! Un bel numero !
L'organizzazione di Nuccio IØYKN e Christine IØOCD,
e tanti altri AMICI, è stata perfetta !
Io (insieme al Salento Dx Team e all'A.R.I. di Lecce)
ho collaborato, con successo, nella parte epistolare e informativa.
C'era anche I2MQP Mario e tanti rappresentanti di varie sezioni
(AN - CH - BARLETTA - CS - LE - OLBIA - LT - FRASCATI -, ecc....);
inoltre c'era anche Gerard F5PWH che, con molto entusiasmo, tra l'altro,
ha commentato che "in Francia non si vedono queste belle cose" !
La Principessa ELETTRA MARCONI è stata molto gentile con tutti,
ha molto apprezzato il MEETING dell'AMICIZIA; il libro della madre,
da lei presentato, "Mio marito Guglielmo Marconi" è andato a ruba !
Questi sono i doni che le sono stati consegnati :
targa dalla sez. A.R.I. di Lecce, preziosa statua dalla sez. A.R.I.di Olbia,
album di vecchie fotografie (di G. Marconi & famiglia) dall'A.R.I. di Latina,
e altro.
La sez. A.R.I. di Lecce ha offerto a TUTTI gli amici un cappellino-souvenir.
Tra giorni, molte foto saranno presenti sul sito A.R.I. di Milano, Barletta,
Olbia, Gian Carlo ik7wuj, Gian Franco i6dhy (www.qsl.net/i6dhy/
>già presenti <),
Nuccio (http://www.dreamingsea.it/) e
su altri siti.
TUTTI sono stati entusiasti, in particolare I2MQP.
GRAZIE A TUTTI GLI AMICI PARTECIPANTI !
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cq field day 2002 de IK7JWX/p
Field Day A.R.I. 2002 > IK7JWX/p <
from lighthouse Punta SAN CATALDO di LECCE
refer. w.a.i.l. "PU-007" - refer. arlhs "ITA-142"
Ciao & 73 de
Alfredo IK7JWX
"Salento Dx Team"
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